LA CASA DI CARTA È IN FIAMME

La prima parte del finale della serie è un’esplosione di passioni. Il fuoco divampa e dietro le fiamme si incomincia a sentire l’odore della cenere.

La Casa di Carta brucia. La stessa mano bambinona e sadica che l’ha scarabocchiata a pennarello su un foglio di quaderno a quadretti, ora si diverte a darla alle fiamme, con istinto perverso e ghigni di goduria. Che tutto arda definitivamente e non rimanga più traccia. Le fiamme divampano e riempiono lo schermo di questa prima parte del finale della serie, su Netflix dal 3 Settembre, innescate dall’esplosione dei molti conflitti aperti, fuori e dentro la Banca di Spagna.

I nostri antieroi diventati eroi surreali imbracciando mitra e indossando maschere di Dalì su tute rosso fuoco contro i poliziotti svampiti accampati là fuori a rodersi nell’impotenza come bulletti smarriti. Arriva anche l’esercito per tentare di togliere a quei rapinatori sfrontati e furbastri il giochino d’oro fuso con cui si sollazzano sbeffeggiandoli da ormai cento ore. E la faccenda si fa incandescente, con la folla dei fan dei rapinatori accalcati cartelli alla mano intorno al teatrino dello scontro. Sono urla, raffiche, azioni concitate.

Dov’è il Professore, con la sua serafica lucidità? Brucia anche lui, di rabbia, legato, appeso a un precipizio e con alla tempia la pistola nervosa della sua vera antagonista, l’ispettrice Sierra. Stavolta il piano di fuga non c’è e anche se ci fosse sarebbe inattuabile senza il capo che tutto prevede e tutto risolve per il meglio. In una reazione a catena, vanno in fiamme anche i rapporti interni. Scazzi isterici e scenate d’ira si innescano come micce di qua e di là, in un fuoco di passioni incontrollate e incontrollabili.

Tokyo, Rio, Berlino e città varie si muovono ognuna a modo suo, scomponendo la santa alleanza che le aveva unite. Le guardie fanno a chi ce l’ha più lungo. Nessuno che getti acqua o isoli i focolai. Solo fuoco che arde, fatuo e assoluto. Si va verso la cenere, così deve essere e così sarà. Se ne sente già l’odore. Di quale tipo lo sapremo solo a partire dal 3 Dicembre, quando l’ultimo atto sarà finalmente diffuso dai fuochisti di Los Gatos. Ma cenere sarà, questo è certo. Lacrime? Passeggere. È assai probabile che da quella cenere, come Araba Fenice, qualche altro fanciullone farà risorgere un’altra Casa di Carta da bruciare a sua volta lentamente per il sollazzo milionario di qualcuno più furbo del Professore, della Sierra e di tutti noi, rincoglioniti davanti a uno stupido foglio di quaderno in fiamme.

Sergio Gamberale

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