Da barzelletta a mito e ritorno, passando per mirabili giocate, libracci, gossip e tutto il corollario tipico delle moderne leggende viventi. Avrebbe potuto riposare in pace nell’Olimpo dei campioni, evitare il precipizio dell’umorismo involontario, consegnarsi per sempre alle proiezioni oniriche del suo popolo. Invece no. Il Pupone ignorantello capace di scolpirsi un destino da eroe con un pallone tra i piedi, ricade ora nel grottesco per sua stessa mano e per opera di Speravo de mori’ prima, la serie di Sky che Stefano Bises e Michele Astori hanno tratto dall’autobiografia di Francesco Totti Un Capitano (Rizzoli, 2018) scritta con Paolo Condò.
Fatale destino, quello del personaggio-Totti, da sempre impegnato in un dribbling esistenziale tra epos e farsa, scandito da un tiki-taka estenuante di esaltazioni da vulgata tifosesca e autorappresentazioni avanspettacolari. Quando il mondo del calcio, sciarpetta al collo, ne cantava le gesta in esametri adoranti, lui prosaicizzava, volgarizzava, svaccava in motti e lazzi la sua immagine. Consapevole o no, trasfigurava il suo profilo grandioso nella banale meschinità della barzelletta. Era chiaro da tempo, quindi, che per rendere omaggio alla genialità calcistica del giocatore Totti, qualsiasi cosa bisognava fare tranne dare ascolto e credito al suo racconto di sé. Pena un inevitabile fallimento.
Invece eccolo là sullo schermo, Francesco Totti secondo Francesco Totti, in un’autolettura da diario tardoadolescenziale dell’ultimo atto della sua carriera. L’espressione inebetita e la voce atona di Pietro Castellitto, il giuggiolone tra le due padrone mamma Fiorella (Monica Guerritore) e Ilary (Greta Scarano), il talento impegnato a sopravvivere trentanovenne su un campo di calcio a dispetto della natura e di quel cattivone di Spalletti (Gianmarco Tognazzi), l’allenatore che vuole spingerlo fuori scena. Un re tragico che si presenta come un Miles gloriosus, in una caduta che pare un inciampo.
Non ci voleva, questo (auto)dileggio di Francesco Totti. Non serviva e fa male a chi ama il calcio, gli eroi, le narrazioni che dipingono mondi. Speravo de mori’ prima di vederlo.
Sergio Gamberale