OMBRE NELLA CAVERNA – “HAUSEN”

Hausen ti prende e ti spinge in una caverna buia. Là dove le ombre proiettate sulle pareti si fanno più cupe, dalle parti dell’incubo più angosciante.

Hausen ti prende e ti spinge in una caverna buia. Là dove le ombre proiettate sulle pareti si fanno più cupe, dalle parti dell’incubo più angosciante. Lo fa con spietata eleganza formale e una serie di colpi allo stomaco. 

In una mostra di quadri notturni e circostanze disturbanti, seguiamo un manutentore vedovo che arriva con suo figlio in un caseggiato maledetto. Tre le mura di quel palazzo diroccato c’è un mostro che si nutre delle sofferenze di chi ci vive dentro. Costruzione umana che diventa torturatrice di uomini.

Il terrore ha la forma disgustosa di un liquido nero che fuoriesce dalla caldaia e sembra dotato di pensiero autonomo. A incatenarti faccia a faccia con l’incubo è il rapimento di un neonato figlio di tossici. Ma è l’angoscia a vincere la partita con la galleria di casi pietosi e disperati dipinti con la clava da Till Kleinert e Anna Stoeva, gli ideatori tedeschi della miniserie di Sky Deutschland in otto puntate, ora su Sky Atlantic e NowTv.

Addentrarsi nelle tenebre di Hausen è tutt’altro che facile. Occorrono resistenza al tormento e qualche sintomo di ossessione. Qualcosa comunque che ti impedisca di reagire alla spinta e uscire dalla spelonca. Chi non ne fosse in possesso, come me, è meglio che si allontani platoneggiando e speculando su quelle oscure e disgustose ombre.

Sergio Gamberale

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