UNA PALLOTTOLA SPUNTATA 8 E 1/2

Geniale, esilarante parodia dell’informazione televisiva. Grazie a una compagnia di personaggi surreali e provocanti orchestrati dalla divina Frau Grüber, dileggia il presunto giornalismo da talk show, diverte fino alle lacrime e addirittura commuove.

Agli amanti delle serie tv di genere comico demenziale segnalo la sitcom in onda su La 7 dal lunedì al sabato dopo il TG della sera. Si intitola Otto e mezzo (Pallottola Spuntata è sottinteso) ed è un’allegra parodia di un programma televisivo di cosiddetto infotainment cucito sugli stilemi del talk show calcistico da TV locale anni ’80. L’intento è chiaramente dissacratorio: l’ossessiva, divertente esibizione di surreali opinion-makers deride il giornalismo satireggiando sulla sua presunta capacità di raccontare e interpretare la realtà presentandoli come appunto dei tifosi sfegatati e collerici. L’uso debordante di humour livoroso e ironia acida fanno scompisciare il pubblico ma, capolavoro, alla fine l’effetto giunge forse inconsapevolmente al poetico, come vedremo.

L’impianto narrativo, ricalcato su quello della migliore farsa all’italiana, vede una serie di personaggi-macchiette recitare a soggetto su un canovaccio ispirato all’attualità politica. A dettare temi e tempi comici è l’irresistibile, inossidabile, iper-ialuronica Frau Grüber, che, proprio come la sua quasi omonima in Frankenstein Junior, in un’algida maschera caricaturale resa inespressiva dal silicone, fa imbizzarrire ora l’uno ora l’altro dei suoi altrettanto melbrooksiani ospiti. Non che ci voglia molto, visto che sia lei che il pubblico sanno bene quale argomento e soprattutto nome sappia accendere la miccia sotto al culo delle figure che siedono nello studiolo stile spaziale di La 7 o in collegamento, circondate da libri imprecisati e intonsi. Ma l’effetto è sempre esplosivo. Un minimo accenno lanciato da Frau Grüber ed ecco il nervosissimo filosofo Cazzari lanciarsi in veementi j’accuse contro la classe dirigente intera, rea, a suo dire, di non aver compreso ciò che solo lui, dall’alto della sua sapienza, ha saputo cogliere; il sardonico direttore Travaglioni esibirsi, armato di ironia tagliente e mezzi sorrisi acidi, in corrosivi pamphlet contro questo o quel politico; l’istrionico influencer Scanzonati, abbigliato come fosse appena tornato da un raduno rock a bordo di una vecchia moto smarmittata, sgasare con arguzia su qualche malcapitato. E via su questi registri. La compagnia è ampia e variegata. Tra i personaggi, la presenza di tipi presi dalla realtà e dunque visibilmente spaesati, come lo scrittore-con-bestseller-in-uscita o l’esperto-colpevolmente-inascoltato, portano la rappresentazione satirica nei territori della fiction-non fiction come nel più provocatorio dei Sacha Baron Cohen.

Geniale la trovata pubblicitaria che, come fece Orson Wells nel 1938 per la sua Guerra dei Mondi, ci presenta lo show Otto e mezzo simulando che si tratti di informazione vera. Iniziativa che ha portato purtroppo ad analoghi effetti isterici su parte del pubblico, come è facile osservare scorrendo i social. Ai più attenti tra gli spettatori non è sfuggito invece, ad esempio, che il mantra non-si-capisce-perché recitato ripetutamente da gran parte del cast a proposito dell’ultima crisi di governo, rivelava definitivamente la sostanza scherzosa, non seria, evidentemente non informativa di Otto e mezzo, per attribuire ai giornalisti in scena la stessa credibilità dei medici di Scrubs. Eccelsa derisione di ogni possibile racconto del reale.

Non sappiamo fino a che punto gli autori ne siano coscienti, ma l’esito più alto di Otto e mezzo lo si percepisce dopo, a fine trasmissione. È qualcosa di poetico, sorprendentemente sublime. A furia di accanirsi con impeto, accuse e omissioni contro personaggi assenti, infatti, la compagnia di giro della Grüber (ormai abbondantemente straripata anche in altri analoghi spettacoli) finisce col disegnarne involontariamente ritratti eroici e dolci. Sotto i colpi della loro canagliesca ira, agli occhi del pubblico l’invisibile oggetto delle loro vessazioni finisce col diventare vittima e dunque degno di compassione e pietà. Così ti allontani dal teleschermo pensando “Poverino, quello lì”. A volte ti spunta anche una lacrima. Ma non ditelo a Travaglioni & Co., accidenti, se no smettono di farci ridere.

Sergio Gamberale

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