IN FUGA VERSO SE STESSA – Recensione “Unorthodox”

Tesa e appassionante storia di formazione con Lisa Haas nei panni di una giovane moglie in fuga dalle assurde regole di vita impostale dalla sua comunità di ebrei ortodossi.

La storia è vera e nel 2012 la protagonista Deborah Feldman ci ha scritto un libro intitolato Ex ortodossa: Il rifiuto scandaloso delle mie radici chassidiche. Racconta la fuga di una giovane appartenente alla comunità ebraica ortodossa di Williamsburg, Brooklyn, New York dal destino che le tradizioni integraliste avevano scritto per lei. Ora la vicenda arriva sugli schermi con la miniserie tv Unorthodox (Non ortodossa) che Anna Winger e Alexa Karolinski hanno tratto dal romanzo e Shira Haas (Shtisel, Princess) ha interpretato con misura e sensibilità.

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Dal 26 Marzo su Netflix possiamo così entrare insieme a Esty (Esther, così si chiama la protagonista della serie) nell’ambiente ultratradizionalista degli ebrei chassidici, seguaci di uno spiritualismo integralista che li costringe a una vita severa e piena di regole. Non un carattere ribelle il suo. Al contrario, ha sempre seguito le prescrizioni imposte dalla famiglia e dall’ambiente in cui è nata e cresciuta. Ma appena maggiorenne, data in moglie a un uomo gradito ai genitori, vive uno shock. Qualcosa le impedisce di accettare la normalità del suo nuovo quotidiano di moglie, fatto anche di obblighi fisici troppo ardui per lei. Suo marito, la suocera, la famiglia, tutto il suo mondo pretende che lei sia qualcosa che non sente di essere. Così fugge.

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La strada verso la ricerca di se stessa porta Esty fino a Berlino. Lì può coltivare il suo sogno proibito di studiare musica, attività che le era stata vietata. E lì può incontrare la persona più giusta da cui ripartire per una nuova vita: la madre, che Esther non ha mai conosciuto perché fuggita a sua volta dai chassidici, quando lei era appena nata. E che aveva sempre sentito definire matta. Ma il percorso di liberazione e rinascita (con tanto di scena simbolica in cui Esther si immerge nelle acque di un lago come durante un rito religioso) è ripido e pieno di insidie.

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C’è da sopravvivere senza mezzi in una città sconosciuta, riappropriarsi della propria essenza, capire se fidarsi o meno della madre e bisogna fuggire dal marito e dal fratellastro giunti pistola alla mano fino a Berlino per riacciuffarla e riportarla ai suoi obblighi. Dunque le quattro puntate della serie si reggono su una trama bella tesa in cui ad ogni ostacolo superato dalla protagonista riesci a percepire con piacere il passo avanti che questa sventurata ragazza compie verso la consapevolezza.

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E passo dopo passo Unorthodox diventa una delle più belle storie di formazione attualmente in giro. La forza dell’autenticità della vicenda e il trattamento equilibrato, senza caricature o esagerazioni, che ne hanno fatto i creatori e gli interpreti rendono la visione della serie un’esperienza ricca e appagante. Il bellissimo finale, che rende la scelta di Esty ancor più profonda e compiuta di quanto si possa immaginare, lascia aperto il campo a un possibile seguito. Fortunatamente le autrici lo escludono. È giusto così. Certe storie meritano un solo finale.

Sergio Gamberale

Per vedere Unorthodox in streaming su Netflix, clicca QUI.

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