IL LATO NASCOSTO DI UNA DETECTIVE STORY – Recensione “Unbelievable”

La caccia a uno stupratore seriale in un poliziesco intenso e dallo sguardo inedito. Una storia di denuncia scritta, girata e interpretata con grande passione. Una serie avvincente e commovente.

Se anche Unbelievable trattasse di omicidi e la stragrande maggioranza dei suoi personaggi fosse di sesso maschile, sarebbe una serie notevole. Nel senso che la qualità della costruzione della trama crime, il profondo e preciso disegno dei personaggi e lo stile grintoso ma delicato pongono già Unbelievable tra gli show di alto livello. Ma non è tutto. A fare la differenza è che qui si parla di stupri. E che a vivere, pensare, scrivere, dirigere e portare sulla scena la vicenda, sono tutte donne. O quasi. Il fatto poi che per raccontare una storia che parte da episodi realmente accaduti le autrici abbiano dovuto affrontare un genere storicamente maschile, rende l’operazione doppiamente interessante. Da una parte offre per la prima volta uno sguardo totalmente femminile su un tema scottante e pieno di implicazioni che ai maschi possono sfuggire. Dall’altra ci porta ad esplorare quello che possiamo definire il lato nascosto del genere detective story, quello senza testosterone.

Unbelievable-Still2-1569070525862_16d53e42da6_large

Lo sguardo di Susanna Grant, che oltre a ideare e scrivere Unbelievable insieme a Ayelet Waldman e Michael Chabon ne ha anche curato in parte la regia, è rigoroso e pieno di pathos. Già l’inizio è folgorante, sulle orme e gli sguardi terrorizzati e incerti di Marie, quindicenne che subisce uno stupro, lo denuncia alla polizia e non viene creduta. Ha avuto un’infanzia difficile, ha cambiato diverse famiglie. Ora affronta questo dramma da sola. Una storia che scuote dentro, raccontata con oggettività, lasciando parlare i fatti e i volti. In primo luogo quello shockato della bravissima Kaitlyn Dever, che ci porta nell’inferno interiore di questa ragazzina doppiamente vittima. Di fronte a lei quelli freddi e superficiali dei poliziotti che la inducono a ritrattare.

4ZI4EEGVSMI6TFQQ7NLMKURODQ.jpg

La storia di Unbelievable continua poi tre anni dopo, quando prima la detective Karen Duvall, interpretata da Merritt Wever, poi la collega di un altro distretto Grace Rasmussen (Toni Collette) si imbattono in due casi identici. Due stupri. Uno sconosciuto mascherato che lega, violenta per ore e fotografa la sua vittima, per poi ripulire perfettamente la scena non lasciando così alcuna traccia. Le due detective faticano un po’ prima di convincere i colleghi maschi dell’importanza di questi casi. Almeno fino a quando le indagini, sempre molto razionali, non portano a capire che c’è uno stupratore seriale in giro e pochissimi elementi per individuarlo. Infatti altri vecchi casi emergono dal passato e nuovi se ne verificano sotto gli occhi di Karen e Grace.

unbelievable

Mentre insieme alle nostre due detective rincorriamo al buio il misterioso stupratore, Unbelievable ci porta alla scoperta dei caratteri opposti ma uniti delle protagoniste, che si svelano fin nell’intimo. Chi più sensibile e calda, chi più energica e impulsiva, entrambe reagiscono con lucida rabbia ai racconti delle vittime. Si tratta di donne di ogni genere, età, aspetto, le cui storie si assomigliano e le cui ferite sono uguali. Ma, ed è forse questa la parte più bella di Unbelievable, ognuna le cura a modo suo. Chi nega, chi combatte, chi razionalizza. I drammi umani delle vittime vengono raccontati con grande rispetto e vicinanza. Anche qui, lasciando parlare soprattutto i volti delle attrici, tutte bravissime. Sempre seguendo il filo dell’indagine poliziesca. In un crescendo di dramma e suspence che porta ad un finale che strappa le lacrime.

Unbelievable-Still7-1569070530589_16d53e4401e_original-ratio

Definire Unbelievable femminista è riduttivo. Che sia dalla parte delle donne è chiaro e giusto. Ma che la posizione espressa sia il punto di forza della serie, questo no. Intanto le dieci puntate dello show sono tutte ricche di autentica umanità. Dai dialoghi, scritti e recitati con intensa passione, emergono mondi interiori di rara credibilità e profondità. Inoltre, Unbelievable ci mostra come si può tenere in piedi un’ottima crime story senza empatizzare con il cattivo, senza indugiare sull’abiezione, senza spettacolarizzare la violenza. Perché è possibile invece raccontare il controcampo emotivo, far fare un passo indietro all’eroe poliziotto per ascoltare con delicatezza chi la violenza l’ha subíta, fregarsene delle ragioni malate del cattivo. Davvero un terreno poco battuto, fin qui, nelle detective story al maschile. Così la storia di denuncia diventa in Unbelievable anche un bellissimo manifesto per una lettura alternativa del genere. Un invito a intraprendere nuovi viaggi verso il lato nascosto del poliziesco. Quello femminile al 100%.

Per vedere Unbelievable in streaming su Netflix clicca QUI.

Sergio Gamberale

Vai alla barra degli strumenti