La serie da non perdere in questo momento è The Spy, su Netflix. Bella innanzitutto a vedersi, racconta l’incredibile quanto vera storia di Eli Cohen, la celebre spia del Mossad israeliano che riuscì a infiltrarsi fin nel cuore del potere del paese in quel momento più nemico di Israele, la Siria. Nel ruolo del protagonista, un insospettabilmente tragico Sacha Baron Cohen.
Coprodotta da Canal+ e Netflix, scritta e diretta da Gideon Raff e Max Perry, The Spy si presenta subito come una serie tv d’autore. L’estrema cura nelle inquadrature, l’equilibrio formale del montaggio sia interno che esterno, i movimenti di macchina raffinati, le scelte di colore selettivo sulle immagini; impongono The Spy nel panorama del miglior linguaggio audiovisivo corrente. Qui si parla un gran bel cinema, per dirla diversamente. Con stile. E vi si racconta un dramma umano in una cornice storica.
Siamo all’alba degli anni ’60 in Medio Oriente. Eli Cohen, arabo di fede ebraica, vive in Israele da immigrato. I suoi lineamenti non lo aiutano, in un paese che si sente sotto l’attacco di quelli con la sua faccia. Ma sono preziosi per chi voglia infiltrarsi tra i nemici. Così viene arruolato dal Mossad, assume una falsa identità e parte, lasciando una moglie innamorata a casa. Parte e arriva, dopo diverse rocambolesche peripezie, là dove sanno quelli che ricordano la vicenda o ne hanno letto o sentito.
Una storia importante che si impone per lo stile elegante, personale ed incisivo con cui è raccontata. La tragedia di una sconfitta umana còlta attraverso gli sguardi da personalità multipla di un ottimo Sacha Baron Cohen e narrata con una scansione temporale che ne aumenta la suspance, in un quadro d’epoca perfettamente ricostruito. A guardarla con freddo distacco, una spy story con dramma familiare, ben congegnata tra flash back e sequenze lunghe. Tensione e dramma crescenti, in questa storia che ti tiene incollato allo schermo in un tripudio di sentimenti. Fino alla fine.
Inutile addentrarsi qui nell’analisi della credibilità di The Spy nella rappresentazione della situazione storico-politica del Medio Oriente inizio anni ’60. Se lo sguardo sia troppo benevolo o no nei confronti di una delle due parti in conflitto (quella israeliana) è questione di lana caprina. In evidenza c’è altro. Il cuore del dramma è tutto nel personaggio di Eli, un immigrato in odore di persecuzione che si trasforma in eroe di un popolo che non lo ha accettato. Una figura tragica la cui amarissima vicenda è in grado di sollecitarci profonde riflessioni sul cinismo della politica, le ipocrisie delle ragion di Stato, il sacrificio in nome di ideali superiori.
Sì, The Spy è la serie da non perdere in questo momento. Per vederla in streaming su Netflix clicca QUI.
Sergio Gamberale
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