ANTIPATICA, PERFIDA, GRANDISSIMA MERYL –

Meryl Streep regala a Big Little Lies una seconda stagione intensa e sorprendente. Diabolica e determinata, eccola indagare sulle fragili verità di Monterey.

C’erano tanti modi per interpretare Mary Louise, una madre devastata dal dolore per la perdita di un figlio e animata dal sospetto che la nuora non sia innocente, e ovviamente Meryl Streep ha scelto il migliore. Un ghigno tagliente, uno sguardo freddo e un urlo rivelatore. Tanto è bastato alla Streep per disegnare i confini del personaggio. Lì dentro, nessuna forzatura o sfoggio. Dritta alla mèta. Con immensa classe, manco a dirlo.

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Non era un compitino facile, quello assegnatole da David E. Kelley, l’ideatore della serie e Andrea Arnold, il regista subentrato a Jean-Marc Vallée: presentarci una lettura alternativa dei fatti che nella prima stagione avevano portato alla morte di Perry. Viste le circostanze che ci erano state raccontate così bene, la conoscenza intima del gruppo di amiche protagoniste, i volti amabili di Nicole Kidman, Reese Witherspoon, Shailene Woodley, Laura Dern e Zoë Kravitz, come fai a farci cambiare idea? Eravamo convinti, così come i lettori dell’omonimo romanzo da cui Big Little Lies1 è tratta, che in fondo un destino si fosse compiuto. “Invece no – arriva Meryl Streep a dirci, – guardate che c’è un’altra verità”. Difficile. Eppure…

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Eppure nel bel mezzo della seconda stagione ti ritrovi a rivedere le cose. E se Celeste non l’avesse detta tutta, sui suoi rapporti con Perry? Meryl riesce a instillare il dubbio, muovendosi con eleganza straniante, in uno script che pur senza avere stavolta alle spalle un romanzo, continua sulla traccia indagando nelle zone nascoste delle protagoniste. Il suo è un ruolo da detective psicologico. Con quell’urlo di dolore e rabbia dentro, esplora un mondo che sente ostile. Si impone una razionalità che la fa sembrare pazza. Ma indaga, per la memoria di suo figlio e il bene dei suoi nipoti. Finirà come finirà, ma l’equilibrio che sembrava regnare a Monterey prima dell’arrivo di Mary Louise/Meryl Streep, è destinato a non tornare mai più. Personaggio e attrice hanno spostato le cose. La percezione delle protagoniste di sé e quella nostra nei confronti dei loro fatti, sono cambiate per sempre.

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È grandissima, Meryl, per come riesce a risultarti antipatica, rompiscatole, perfino cattiva mentre ti convince piano piano che forse ha ragione lei a non bersi quelle verità apparentemente lampanti, quei siparietti di circostanza, quella recita. Ed è uno spettacolo vedere all’opera un’artista di questo calibro in un ruolo così ben pensato, scritto e calibrato. Un’altro ruolo memorabile per Meryl Streep. Il primo in una serie TV.

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Sergio Gamberale

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