IL DETECTIVE CHE LEGGE LE ANIME – Recensione “The Sinner”

Bill Pullman nei panni di un investigatore psicanalista che scopre i moventi inconsci degli assassini. Una serie apprezzata da pubblico e critica e candidata a due Golden Globes.

Uno come il detective Harry Ambrose non sai se erigerlo a mito o fuggirlo come la peste. La sua capacità di lettura della psiche è tale che di fronte a lui sei più nudo di un verme spellato. Ti scruta, ti fa delle domande e dopo pochi minuti ti accorgi che ti conosce meglio di te stesso. Inutile barare o rimuovere. Harry scorge le tue pulsioni nascoste con la stessa facilità con cui un bambino sfoglia un fumetto. La cosa potrebbe perfino essere imbarazzante, se non fosse che la sua vista lucida sui meandri più nascosti della tua mente potrebbe salvarti da una sicura e pesante condanna per un omicidio. Sì perché il personaggio creato dalla penna della scrittrice tedesca Petra Hammesfahr e interpretato da Bill Pullman nella serie “The Sinner” ora su Netflix, è in grado di estrarre dalla materia oscura della memoria profonda un movente, una spiegazione e perfino un alibi di cui neanche tu, l’omicida, sei cosciente.

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Prendi Cora (Jessica Biel) la madre e moglie temperata e tranquilla che all’improvviso, nella prima stagione della serie, appena sente una canzone si avventa su un malcapitato e lo uccide. Lei, pur senza sapersi dare una spiegazione del suo gesto, se ne andrebbe a capo chino verso l’ergastolo senza neanche difendersi. Ma ecco che Harry indaga e mettendo insieme una serie di indizi e circostanze, riesce a rivoltare il caso come un calzino e scoprire la verità nascosta. O il ragazzino della seconda stagione (Elisha Enig), che senza motivo apparente ha avvelenato i suoi genitori. Anche lì, tocca al detective Ambrose portare alla luce una serie di fatti occulti che alla fine spiegano l’oscuro movente.

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Con un tipo così al centro della storia, la trama gialla non può che tingersi di fitto mistero. Nel senso che Derek Simonds e gli sceneggiatori si sono divertiti a lastricare il terreno di indagine di Harry di geroglifici umani e psicologici, armando il nostro detective della giusta dose di determinazione e gusto per la verità. Funziona. Il personaggio vive anche a prescindere dal romanzo in cui è nato. Nella seconda stagione infatti, sebbene sia orfano dell’autrice che gli ha dato vita, Ambrose dimostra non solo coerenza ma addirittura maggiore vitalità rispetto alla prima uscita. Per un giallo misterioso e cervellotico che ti porta a viaggiare nei labirinti bui della psicologia criminale come un esploratore in una giungla sconosciuta, ma con una potente torcia a illuminare un insospettabile sentiero.

Da recuperare su Netflix, cliccando QUI.

Sergio Gamberale

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