“I veri eroi – dice uno dei sopravvissuti – sono quelli che non sono tornati”. I tanti ragazzi della Compagnia Easy, secondo battaglione, reggimento di fanteria paracadutista, morti in Normandia o nell’assedio di Bastogne. Di loro si racconta in “Band of Brothers”, della loro vita in divisa tra il 1942 e il 1945. I fatti sono tutti veri. Prodotta da Steven Spielberg e Tom Hanks per la HBO, “Band of Brothers” è basata su un omonimo libro storico di Stephen Ambrose, già autore del plot di “Salvate il Soldato Ryan” e racconta l’autentica avventura di guerra di un gruppo di uomini in carne ed ossa.
Una parabola drammatica, quella di questi eroici combattenti. Dal duro addestramento, sotto gli ordini di un ufficiale istruttore severissimo (David Schwimmer), all’incontro a tu per tu con la morte nei cieli della Normandia, passando poi per una strenua resistenza accerchiati dai tedeschi a Bastogne fino alla follia della vittoria, nel covo di Hitler sulle Alpi. Tra azioni di guerra e rapporti che si stringono e cadono sotto i colpi del nemico. Con un occhio alle belle virtù di questi uomini, in particolare il Maggiore Richard Wilson (Damian Lewis) e uno all’infamia della guerra, per quanto eroicamente combattuta e vinta.
Le scene di combattimento sono realistiche ed emozionali. La camera ci porta spesso nel vivo dell’azione, nella carlinga di un aereo da cui tuffarsi sotto il fuoco nemico o nelle trincee scavate nella neve per resistere all’artiglieria tedesca. I proiettili ci fischiano nelle orecchie mentre avanziamo in un bosco o resistiamo ai carri armati che ci attaccano. Ben approfonditi anche i retroscena tattici e i rapporti tra i personaggi.
Nessun altro film e mai nessuna serie televisiva era mai arrivata a raccontare così bene la quotidianità dei soldati sul fronte europeo della Seconda Guerra Mondiale. Molto toccante la scena della scoperta inaspettata dei campi di concentramento. Nel complesso, una serie da recuperare assolutamente.
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Sergio Gamberale
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