UNA PICCOLA COMBATTENTE ALLA SCOPERTA DEL MONDO – Recensione “Hanna”

Dall’omonimo film del 2011 una storia avvincente e accattivante su una ragazzina di quattordici anni in fuga dalla nascita.

“Hanna” di David Farr è un bel thriller d’azione con dentro un mistero che regge fino alla fine. La storia è tratta dall’omonimo film del 2011 (diretto da Joe Wright e interpretato tra gli altri da Cate Blanchet) e racconta la singolare vicenda di una ragazza rapita quando era in culla, nascosta in una foresta, isolata da tutti e allevata dal sedicente padre come una selvaggia combattente. Come mai? Perché la madre, subito dopo averla partorita evidentemente per qualcun altro, volle andare a riprendersela in ospedale? Chi la inseguì per sottrarla alle sue braccia causando l’incidente in cui la donna morì? Per quale motivo questa bambina poi diventata ragazza non è libera di vivere nel mondo civile e sotto lo sguardo di tutti? È quanto dobbiamo capire seguendo l’avventura di questa quattordicenne in fuga non si sa da chi e ricercata non si capisce bene perché.

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Fuga, sì perché Hanna (Esme Creed-Miles) dopo un’infanzia trascorsa a cacciare e ad apprendere tutte le tecniche di combattimento con il padre, l’ex militare Erik Heller (Joel Kinnaman), inizia a indagare sul mondo sconosciuto che circonda il bosco in cui vive. Un contatto di qua, uno di là, e il suo nascondiglio viene scoperto. Immediatamente gli uomini della CIA comandati da Marissa Wiegler (Mireille Enos) si mettono alla sua ricerca. Capiremo gradualmente che Hanna è sfuggita a un programma riservato e ad alto rischio per la creazione di soldati perfetti attraverso l’ingegneria genetica e l’addestramento. Ma intanto Hanna e il padre fuggono dividendosi, con l’idea di ritrovarsi in un luogo stabilito e dovremo attendere fino all’ultima scena per capire definitivamente chi tra Erik e Marissa è il buono e chi il cattivo.

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Lungo la fuga di Hanna alla trama d’azione si affianca un percorso di scoperta del mondo. Un bacio a un ragazzo e l’amicizia della simpatica coetanea Sophie sono le sue prime esperienze al di fuori della caccia alla lepre e degli allenamenti di lotta. Gli sguardi stupiti e curiosi di Hanna sul mondo sono teneri almeno quanto sono letali le sue azioni in combattimento. Gran parte delle belle sensazioni che la serie ci offre vengono da lì, dai primi piani di questa ragazzina caduta in un meccanismo molto più grande di lei, che affronta un destino che non capisce mentre impara che al mondo oltre ai nemici esistono anche rapporti umani, amicizia, amore, famiglia.

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Alla fine “Hanna” è una serie avvincente come la storia che racconta e accattivante come la ragazzina che ne è al centro. Dietro non c’è nessun capolavoro di ideazione, scrittura o messa in scena. Solo qualche idea giusta, ben realizzata. Di certo, le scene nella foresta sarebbero meno seducenti, quelle di azione meno entusiasmanti, quelle di viaggio meno coinvolgenti se al centro di tutto ciò non ci fosse lo sguardo dolce e perduto di Esme Creed-Miles, l’ex pulcino abbandonato sulla neve con i suoi occhi svegli e vergini, la sua voglia fisica di andare incontro alla vita. Segniamoci il nome di questa diciannovenne inglese e teniamolo a mente, ché forse tornerà fuori presto.

Il trailer italiano di “Hanna” è QUI.

QUI invece il trailer in originale di “Hanna“.

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Sergio Gamberale

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