GIRLS CAN DO IT – Recensione “Quicksand”

Dal libro “Sabbie Mobili”, premiato come miglior romanzo crime europeo nel 2018, una serie thriller svedese che fa trattenere il fiato fino alla fine.

È accaduto veramente, soprattutto negli Stati Uniti ma non solo, che all’interno di un liceo fosse compiuta una strage. Episodi di cronaca hanno anche dato vita a film memorabili, come “Bowling a Columbine” di Michael Moore e “Elephant” di Gus Van Sant.

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Stavolta invece si parte da un libro: “Sabbie Mobili” (“Störst av allt”) di Malin Perrson Giolito. Identico titolo per la serie di Netflix, ma in inglese: “Quicksand”. Tutto inizia con una sparatoria dentro un’aula di un liceo prestigioso della Stoccolma dell’alta società. Lì dentro, tra i cadaveri dei suoi compagni c’è una ragazza incolume e sotto shock, con un fucile caldo in mano e i vestiti sporchi di sangue. È Maja (Hanna Ardéhn), una studentessa. Il sangue che ha addosso appartiene al suo fidanzato, morto per i colpi sparati da lei. Come anche la sua amica, stesa poco più in là.

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Chi è Maja? L’autrice della strage? Oppure è un’eroina che ha ucciso il colpevole? Polizia, magistratura e opinione pubblica sembrano orientati verso la colpevolezza. Lei invece grida la sua innocenza. Saranno il processo e una serie di flashback a fare gradualmente luce sui fatti. E i fatti ci faranno credere ora all’una ora all’altra teoria. Maja è colpevole o innocente? Che tipo di rapporto aveva con il fidanzato Sebastian? Lo sapremo veramente solo all’ultimo, dopo inattese rivelazioni e un percorso di recupero della memoria da parte della protagonista che ci terranno nel dubbio fino alla fine.

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Il percorso di disvelamento della verità è particolarmente interessante. Da un lato ci sono gli aspetti sociali, con gli sguardi oggettivamente critici sui rapporti genitori-figli, o sulla deriva etica dell’alta borghesia. Dall’altro c’è il percorso psicologico di Maja, la storia di una crescita vissuta pericolosamente. C’è da rimanere invischiati, nel su e giù di sensazioni che la figura di Maja sa offrirci. Adolescente sì, ingenua no. Le sue zone oscure emergono davanti a lei e ai suoi giudici contemporaneamente. Ci disegnano un carattere instabile e controverso. Salta fuori una sua debolezza e la vedi fragile. Poi vengono fuori i punti forti e la scopri volitiva e risoluta. Di certo mai, dall’inizio alla fine, ti chiedi se quella ragazza fosse in grado, fisicamente e moralmente, di compiere quell’eccidio. Perché è chiaro che sì, avrebbe potuto. Le ragazze come lei possono farlo.

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Insomma “Quicksand” è una serie molto avvincente. Un crime-thriller con tutti i crismi ambientato nel mondo frequentatissimo dei liceali, ma con uno sguardo adulto, maturo. Fuori tutti i cliché del genere teen story, dentro tutti i dettami del crime drama. Colpi di scena al processo compresi. Con il filo psicologico del personaggio sempre in mano, gli ideatori Pontus Edgren e Martina Håkansson, ma soprattutto la sceneggiatrice Camilla Ahlgren hanno portato sugli schermi una storia emozionante e sorprendente. Convincenti tutti gli attori, tra cui spicca la protagonista Hanna Ardéhn, nome di cui forse si tornerà a parlare.

Per vedere “Quicksand” in streaming su Netflix clicca QUI. Ecco il trailer:

Sergio Gamberale

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