Tutto ciò che di buono si era detto a proposito di “Suburra – La Serie” alla fine della prima stagione, deve essere rivisto alla luce della seconda, online su Netflix dal 22 Febbraio. Se infatti allora sullo sfondo degli intrallazzi, gli scandali e le infamie di mafia capitale, ci siamo appassionati al conflitto viscerale che ha dilaniato i cuori e le anime dei tre protagonisti, nella seconda stagione la musica cambia. Aureliano, Spadino e Lele (Alessandro Borghi, Giacomo Ferrara e Eduardo Valdarnini) sono cresciuti. La loro alleanza, nata per spalleggiarsi in una lotta per l’affermazione delle proprie personalità soprattutto in ambito familiare, diventa ora una necessità bellica contro la minaccia esterna. Il rischio è di finire fuori gioco e loro non hanno alcuna voglia di farsi da parte. Al contrario.

La lotta per accaparrarsi i terreni di Ostia su cui speculare con la costruzione di un porto turistico si fa infatti rovente. Samurai (Francesco Acquaroli) ha promesso alla mafia l’affare e allunga con violenza la sua mano sulla proprietà. Sembra fatta, ma le circostanze cambiano. Un porporato del Vaticano e la Monaschi (Claudia Gerini), rimasti fuori dall’affare porto, fanno accampare centinaia di immigrati su quei terreni, suscitando le vivaci proteste di gruppi di residenti. Il tutto mentre sono in corso le elezioni per il nuovo sindaco di Roma e Cinaglia (Rodolfo Nigro) si afferma come ago della bilancia tra destra e sinistra. Samurai cerca di forzarne la scelta verso il campo che crede sarà vincitore, ma Cinaglia ha idee tutte sue.
Nel frattempo Aureliano Adami, rimasto solo e senza niente, tenta di riorganizzare la sua attività criminale trovando in Spadino un alleato. Lo zingaro si sta imponendo come capo della famiglia Anacleti al posto della madre Adelaide (Paola Sotgiu), anche grazie all’aiuto della moglie Angelica (Carlotta Antonelli). Lele invece, dopo la morte del padre, ha preso il suo posto in polizia e con l’aiutino di Samurai sta facendo una rapida carriera. Il suo cuore però è rimasto malandrino e pende decisamente verso i suoi coetanei in cerca di riscatto. Ma una poliziotta ficcanaso rischia di farlo scoprire.
La lotta si fa sempre più fitta e violenta. Capovolgimenti di fronte e colpi di pistola si sprecano. Il sangue scorre copioso. Da ritratto animalesco e profondo di figure criminali tragiche ed emergenti, “Suburra” diventa nella seconda stagione un affresco iperrealista del malaffare romano. In una trama così costruita, gli eventi prendono il sopravvento sugli affetti. E le emozioni, liberate dal giogo esistenzialista, esplodono dai “ferri” calibro 38. La battaglia per l’affermazione di sé è diventata una guerra per il potere in cui si uccide per non essere sopraffatti. Fondamentale è non rimanere soli, nel cuore e in battaglia. Ed ecco infatti spuntare accanto ad Aureliano la figura di Nadia (Federica Sabatini), figlia di un piccolo boss di Ostia, pronta ad armargli la mano e curargli le ferite.
C’è tanto materiale, in “Suburra 2”, forse anche troppo. Nel senso che alla fine il ritmo degli avvenimenti ne inficia la caratura drammatica. Non fai in tempo a piangere per la morte di un personaggio che già ti devi organizzare per l’assalto ad un altro. E così via, in un crescendo purtroppo non esaltante dal punto di vista spettacolare e assai povero da quello della sostanza. Sembra una raffica di calibro 38 sparata a casaccio da un ragazzino esaltato. Le scene d’azione sono al livello dei poliziotteschi anni ’70 e i dialoghi rimangono di una superficialità a volte imbarazzante. Gli attori, con personaggi di così poco spessore sulle spalle, finiscono per sembrare burattini su una giostra che gira troppo velocemente. Non rimane che la storia, soltanto quella, a tenerti davanti a “Suburra 2”. Una storia troppo ancorata alla realtà per proiettarti nell’immaginario puro e troppo artificiosamente gonfiata per convincerti del suo realismo.
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Sergio Gamberale
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