IL CAPOLAVORO CHE TI AVVINCE E NON MOLLA – Recensione “True Detective 3”

La terza stagione dell’acclamata serie firmata da Nic Pizzolatto ci regala un torbido giallo che è anche un dramma psicologico svolto su tre piani temporali e interpretato da un monumentale Mahershala Ali.

Non sai come uscirne, da “True Detective 3”. Perché non sai come prenderla. È come un serpente che ti ammalia e ti avvince. Inutile tentare di afferrarlo, impossibile fuggire. Cerchi il filo che ti porti fuori dal tunnel e ti ritrovi coi piedi che affondano nelle sabbie mobili. Tanto vale affrontarla. A piccole dosi o tutta insieme. In onda su Sky Atlantic o in streaming su Now TV. E sia quel che sia.

Mahershala Ali in “True Detective 3”

C’è un’anima, in fondo a tutto, perdente o perduta. Un cuore black che si trascina dolente e muto. Un polveroso, pezzente paesino dell’Arkansas coi suoi operai ciondolanti tra una chiave arrugginita e una cassa di birra; i ragazzacci balordi a perder tempo in bravate nei boschi; le famiglie scoppiate di droga e promiscuità.

Stephen Dorff e Mahershala Ali

In questo panorama torbido il detective Wayne Hays (Mahershala Ali) dissolverebbe volentieri, a sguardi spenti, gli incubi che si porta dietro dal Vietnam. Ma è il 1980 e la radio gracchia: scomparsi due bambini, fratello e sorella, allontanatisi in bici da casa. Un caso maledetto, per lui e il collega Roland (Stephen Dorff). Lo si capisce presto, quando il maschietto viene ritrovato cadavere in una grotta, con le mani giunte in preghiera e una bambola di rametti intrecciati accanto.

Wayne, sconvolto, si butta anima e corpo sul caso. Quel fiuto che lo ha fatto uscire tante volte vivo dalla giungla con gli scalpi dei vietcong in pugno, lo porta a seguire alcune piste. Il padre dei bambini Tom (Scoot McNairy), operaio dedito ad alcol e altri vizi, non piace ma non sembra colpevole. Qualche nube in più sulla moglie fedifraga e madre distaccata Lucy (Mamie Gummer, figlia di Meryl Streep). Nulla di concreto però. Uno zio ambiguo e drogato; un gruppo di teppistelli di paese; un misterioso uomo di colore con un occhio solo; piste tutte da seguire, come il barbone spiantato che vive riciclando rifiuti. Tante, troppe cose non si spiegano.

Mahershala Ali e Carmen Ejogo in “True Detective 3”

Qualcuna colpisce alle spalle. Come quel calore intorno al cuore che coglie Wayne quando incontra Amelia (Carmen Ejogo) insegnante nella scuola dei bambini e scrittrice impegnata in un’inchiesta sul caso. Che dolce conforto per l’anima nera del detective! Se solo non ci fosse, tutt’intorno al caso, un’aria pesante, come un coperchio di piombo pronto a richiudersi sopra la vicenda…

Scoot McNairy in “True Detective 3”

Dieci anni dopo siamo ancora lì. Il caso, insabbiato nel 1980 in un modo che scopriremo, si riapre di fronte a un fatto nuovo e clamoroso: la scoperta che la bimba scomparsa è ancora viva. E fugge, spaventata. Che diavolo è successo? Wayne (capelli più corti) non è più nella omicidi. Tom zoppica. Amelia ha pubblicato il libro sul caso e messo al mondo due figli di Wayne. Un maschio e una femmina. Bella famiglia. Ma non c’è tempo per godersela. Bisogna rileggere l’intera vicenda. Costringere con le buone o le cattive chi sa qualcosa a parlare. Lottare contro le forze oscure, potenti e organizzate che impediscono all’indagine di scorrere verso la soluzione. Si allunga l’ombra sinistra della pedofilia.

Chi è Edward Hoyt? Perché il padre dei bambini sta entrando di nascosto nella sua villa con una pistola in pugno? Queste ed altre mille domande sopravvivono senza risposta fino al 2015, quando una giornalista televisiva intervista l’ex detective Wayne su ciò che la demenza senile ha lasciato di quell’inchiesta nei suoi ricordi. Le domande sono serrate. Il caso fu insabbiato per ben due volte. Sotto c’era qualcosa di grosso, implicazioni importanti; che non se n’era accorto? Vecchio e malandato, Wayne chiama Roland e i due anziani poliziotti riprendono le indagini.

Somiglia allo sguardo del vecchio Wayne, il nostro. True Detective 3″ ci si rivela con assolvenze e dissolvenze incrociate dei tre piani temporali di un’inchiesta maledetta. Nic Pizzolatto, l’autore, ha spinto ancora più all’estremo lo schema narrativo della prima stagione della serie, quando i fatti si svolgevano su due livelli, uno dopo l’altro. Stavolta i piani temporali sono tre e ben intersecati. Una storia in 3D, da leggersi e viversi in almeno due modi possibili. Arrivare alla fine nella speranza di riuscire a riavvolgere il filo. O buttarcisi dentro come navicelle in un buco nero e godersi il gioco.

Sia che si scelga la via della testa, sia che ci si affidi alla pelle e alla pancia, “True Detective 3” è un’esperienza unica. Del resto, tutta la serie sembra costruita intorno a un dualismo in cerca di sintesi. Il racconto poliziesco avanza implacabile tassello dopo tassello mentre l’atmosfera avvolgente del mistero ti spinge fin dentro la foresta selvaggia della barbarie. Regia e montaggio decisamente emozionali. Primo piano sempre puntato sugli affetti. Un caleidoscopio di emozioni in un dramma psicologico che ti lascia senza fiato per quanto ti arriva dritto al cuore. Mahershala Ali è monumentale nella resa del personaggio a 360 gradi al cubo. Accanto a lui Stephen Dorff ben rappresenta l’altra metà complementare dell’animo umano. Ma ugualmente perfetti sono gli altri interpreti, principali e non. Carmen Ejogo si fa amare da donna carnale e ideale, pulsante di vita vera. Dall’altra parte, Scoot Mc Nairy si rende odioso pur nei panni della vittima. Come fai a dire semplicemente che si tratta di una bellissima serie? Per quanto abusato il termine possa essere, quello giusto per “True Detective 3” è capolavoro. Un capolavoro che ti stringe e non ti molla.

Per vedere “True Detective” doppiata in italiano in streaming su Now TV clicca QUI.

QUI puoi vedere “True Detective 3” in versione originale con i sottotitoli, in streaming su Now TV. (Consigliata)

Sergio Gamberale

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