Nave nemica a ore 10. Tutti sotto coperta, immersione rapida! Il sommergibile si tuffa sotto le onde di un mare grigio. All’interno, in spazi angusti, pochi marinai si muovono concitati tra tubi metallici e strumenti di controllo. Il comandante, cappello in testa, tono autoritario e occhi fissi nel periscopio, detta gli ordini. In sala macchine, gli uomini dell’equipaggio ascoltano coi volti tesi, pronti a scattare. “Bombe di profondità in arrivo!”, urla all’improvviso quello appostato davanti a un rilevatore. “Rotta tre cinque sei, presto! Motori alla massima potenza. Pronti a lanciare i siluri uno e due”.

Non lo so se la scena sia proprio così. Non ne sono sicuro. L’emozione però è quella. La bella serie franco-tedesca “Das Boot” (“La Nave”) ci riporta alle atmosfere claustrofobiche dei film di guerra degli anni ’50 ambientati nei sottomarini con eroi e antieroi chiusi in scatole metalliche in bilico tra la gloria e l’abisso. Da “Il Sottomarino fantasma” a “Inferno sul fondo”, da “Mare Caldo” a “Quota periscopio”, un genere nel genere che fornì materiale per oltre quindici film nel decennio, prima di inabissarsi all’inizio degli anni ’60 per riemergere nel ’81 con “U Boot 96” di Wolfgang Petersen, tratto proprio dal romanzo di Lothar-Günther Buchheim che ha fornito la base anche di questa serie. E certo il fatto che l’autore del libro sia stato veramente in servizio su un sommergibile durante la seconda guerra mondiale è un fattore che depone a favore della credibilità di “Das Boot” nella descrizione della vita di bordo.

Ma non di solo questo si racconta nella serie di Sky visibile anche in streaming su NowTV. Accanto all’avventura di guerra nell’Atlantico, c’è una trama di spionaggio che si svolge a terra. La vicenda, che trae origine anche da un altro romanzo di Buchheim, “Die Festung” (“La Fortezza”) ci porta nel 1942 nella Francia occupata dai nazisti. Qui, poco prima di imbarcarsi nel nuovissimo sottomarino U-612 per una missione delicata e cruciale, il marconista-spia Frank (Leonard Scheicher) consegna alla sorella Simone (Vicky Krieps), una busta da consegnare ad una certa Carla (Lizzy Caplan). Simone, in servizio come traduttrice presso il comandante della flottiglia Gluck (Rainer Bock), si ritrova presto coinvolta a sua insaputa in una operazione di spionaggio a favore della resistenza francese. Proprio mentre il capo delle SS locali Hagen Forster (Tom Wlashiha) allunga i suoi freddi occhi su di lei. Frank nel frattempo, ben mascherato nell’equipaggio, svolge attività segreta mentre affronta i pericoli dei combattimenti in mare al comando del discusso Klaus Hoffman, figlio di un eroe di guerra (Rick Okon).
Leonard Scheicher Vicky Krieps
Molti colpi di scena movimentano le due trame parallele. Senza rivelare troppo, diciamo che i due fratelli si ritroveranno al centro di eventi drammatici e ricchi di tensione che li costringeranno a compiere scelte difficili ed estreme. In un tessuto narrativo così avvincente, si apprezza il lavoro degli sceneggiatori Tony Saint e Johannes W. Betz, che hanno reso credibile ogni svolta inaspettata della trama e hanno cucito le due vicende con un filo quasi invisibile ma sempre presente. Tra i molti momenti che regalano sorpresa e trepidazione, spicca una sterzata sentimentale imprevedibile e bollente.
Rick Okon (a sinistra) Lizzy Caplan
Il regista Andreas Prochashka ha scelto di girare nello stile del cinema degli anni in cui si svolgono i fatti. Inquadrature fisse, obiettivi discreti, luci soffuse e spazio agli attori. Una confezione quasi “d’epoca” per una serie moderna, nel senso che punta a immergerti nell’animo di personaggi fragili e disorientati. La guerra, con i turbamenti, le insidie, le emozioni estreme che suscita, è lo sfondo ideale per un disvelamento di caratteri in cui è possibile riconoscersi. Insomma “Das Boot” è un’operazione intelligente e riuscita, per otto episodi di un’ora a base di suspence, emozione e nostalgia.
QUI puoi vedere “Das Boot” in streaming su Now TV.
Sergio Gamberale
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