BENICIO DEL TORO, UN MATTATORE IN FUGA – Recensione “Escape at Dannemora”

La personalità dell’attore portoricano domina “Escape at Dannemora”, la serie che racconta la storia vera di un’evasione. Con Patricia Arquette e Paul Dano attimi coprotagonisti.

Quando gli attori sono fuoriclasse, qualsiasi storia passa in secondo piano. Prendi “Escape at Dannemora”, per esempio. La serie di Sky Atlantic racconta l’evasione dal carcere di due detenuti grazie alla complicità di una donna, amante di entrambi. Un fatto realmente accaduto, quattro anni fa. Gli autori, Brett Johnson e Michael Tolkin, ne hanno tratto una narrazione semplice e lineare. Sono gli interpreti, grazie anche alla regia del loro collega Ben Stiller, ad aver dato profondità ai personaggi e alla storia.

Benicio Del Toro nei panni di Richard e Paul Dano nel ruolo di David

Richard e David (Benicio Del Toro e Paul Dano) sono due assassini che scontano le loro pene uno nella cella accanto all’altro. Entrambi lavorano nella sartoria del carcere. È chiaro che tra i due, la personalità dominante è quella di Richard. Così, quando David confessa al compagno della sua relazione clandestina con la responsabile del reparto Tilly (Patricia Arquette), quello lo convince a sfruttare la situazione per farsi aiutare a evadere.

Benicio Del Toro e Paul Dano in “Escape at Dannemora”

Ma le scappatelle di David e Tilly nel retro del laboratorio sono troppo frequenti per non insospettire le guardie, che a un certo punto trasferiscono David ad altro incarico. L’inconveniente non fa demordere Richard, che prende subito il posto di David tra le gambe di Tilly e convince la donna a fuggire insieme a loro. Lei, stanca del marito e della sua vita anonima, accetta. Il resto è da seguire su Sky Atlantic.

Patricia Arquette in “Escape at Dannemora”

Al contrario di tante storie di evasione, in “Escape at Dannemora” non c’è alcun afflato di libertà o sentimento di liberazione con cui entrare in empatia. Il quadro è cupo e di assoluto squallore. Tutta l’arte degli interpreti è stata spesa nel tratteggio di personaggi tanto disturbanti da rendere impossibile qualsiasi identificazione da parte dello spettatore. Ed è un’arte sopraffina. Patricia Arquette assume il corpo svaccato e l’espressione vuota della fedifraga immorale che si concede a due sporchi galeotti. Paul Dano veste l’espressione tonta del succube che diventa pedina nelle mani del più forte. E Benicio Del Toro, beh, Benicio Del Toro fa il Marlon Brando della situazione.

Figura tozza, volto marmoreo, sguardi corrucciati e penetranti. Come il grande Marlon, usa gli occhi per dare intensità alla battuta. Quando spalanca quelle fessure succede sempre qualcosa. Magnetico, animale, enigmatico, dà al suo personaggio un sapore e un colore molto personali. Pur non essendo il protagonista assoluto, è il mattatore della scena. Un attore dal talento debordante, fa di una parte qualsiasi un personaggio a tutto tondo. Se “Escape at Dannemora” esce dall’anonimato della solita storia di fuga dal carcere, il merito è tutto suo e dei suoi colleghi.

Sergio Gamberale

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