Le immagini di copertina sono a volte ingannevoli. Lasciano intendere che una storia sia qualcosa, quando invece è tutt’altro. Quella qui sopra è un esempio. La trama d’amore, in “The Innocents“, non è affatto in primo piano. Certo, la vicenda trae spunto dalla fuga romantica dei sedicenni June (Sorcha Groundsell) e Harry (Percelle Ascott) dal paesotto in cui sono costretti a vivere l’una sotto le grinfie di un padre dispotico, l’altro nell’angoscia di una convivenza con un malato grave.
Sorcha Groundsell e Percelle Ascott
Ma la storia del loro dolce, innocente e contrastato rapporto, non va oltre la superficie di una banale passione giovanile. Il fatto che June si scopra una shifter (mutaforma) cioè un soggetto capace, in determinate condizioni emotive, di assumere l’aspetto di un’altra persona lasciando questa in uno stato catatonico, trasforma a sua volta un possibile romanzo sentimentale in un thriller parapsicologico. Nel racconto cioè prendono maggiormente corpo gli aspetti di mistero, portando la serie britannica nel territorio dell’indagine sul paranormale. Ed è un grande peccato.
Sorcha Groundsell e Percelle Ascott
Succede infatti che una gran parte delle otto ore complessive di “The Innocents” se ne vada nella noiosa spiegazione del fenomeno (che, veniamo a sapere, ha origine genetica) e nel racconto parallelo di quanto di misterioso accade ad altri shifters rinchiusi in un’amena casetta norvegese sotto le cure del Dott. Halvorson (Guy Pearce), uno che studia il fenomeno e cerca di aiutarli (ma è vero aiuto?).
Laura Birn e Guy Pearce
Il collegamento c’è, ovviamente. Qualcuno di molto importante per June sta cercando di mandarle un messaggio proprio da quell’amena casetta. Il messaggero però (Johannes Hauker Johannesson), col suo aspetto di omone barbuto dai modi minacciosi, non fa altro che accelerare la fuga di June e Harry, già in ambasce per il fatto di avere alle calcagna i genitori.
Guy Pearce e Johannes Hauker Johannesson
In tutto ciò la trama sentimentale, anziché trarre linfa dalle straordinarie circostanze in cui viene vissuta, si impoverisce e risulta alla fine soffocata in poche, frettolose scene e relegata quindi a corollario di un’avventura nel mondo del soprannaturale. Vero è che i creatori Hania Elkington e Simon Duric hanno posto la barra del timone verso il romanzo di formazione in chiave metaforica, con qualche spunto interessante sulle ricadute psicologiche dei legami affettivi, ma perdere così platealmente di vista l’approfondimento e lo sviluppo della storia d’amore tra i due protagonisti li ha portati ad attraversare un mare piatto, freddo e grigio. Forse temevano di avvicinarsi troppo alle rotte già solcate con successo da “Twilight“? Forse intendevano liberare la loro protagonista dai cliché della ragazza romantica che pensa solo all’amore? Chissà. Peccato, perché lo spunto di base, il fatto che un membro di una coppia possa assumere corpo, pensieri e sensazioni dell’altro, avrebbe potuto caricarsi di maggior significato all’interno di una storia centrata sul rapporto d’amore. Una scelta diversa, a nostro avviso, avrebbe reso “The Innocents” più attrattivo, emozionante e convincente di quanto non sia.
Sergio Gamberale
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Giornalista pentito e critico per natura, si è occupato per vent’anni dell’oggetto delle sue passioni e dei suoi studi giovanili: il cinema. Come inviato e critico ha assistito sgomento alla fine della settima arte. Asciugate le lacrime e trovato un secondo lavoro, ha iniziato a seguire le serie tv e la fiamma dentro di lui si è riaccesa.
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