Il cadavere è lì a terra. Pugnalato alle spalle. Zingaretti osserva cinico, in silenzio. È il corpo di Camilleri quello che giace esanime in una pozza di sangue. L’hanno ammazzato ieri sera su RaiUno con “La giostra degli scambi”. Ucciso a tradimento. L’assassino è lui, Montalbano. L’hanno visto tutti. Ma non ha agito da solo.
S’è piazzato al centro dello schermo occupandolo tutto, quel vanesio. Ha bruciato ogni molecola di ossigeno coi suoi ragionamenti lucidi. A costo di scassare la minchia. Quando possibili trame secondarie lo hanno minacciato, le ha abbattute a colpi di perspicacia. Ha ucciso con la testa. Mirando al cuore.
Camilleri, il povero Andrea Camilleri, si è visto soffocare l’anima. Quella morbida, colorata, sanguigna, arcaica, amabile anima siciliana è spirata via dalla sua Vigata. Non una voce, un volto, una scena d’ambiente, in questo giallo cervellotico. Neanche lo spazio per uno schizzo autografo. Di quelli che hanno fatto di Montalbano un successo strepitoso con trentadue film, dieci milioni di spettatori fissi solo in Italia, sessanta paesi che lo diffondono.
Offuscare il suo mondo significa pugnalare un autore. È un crimine. Poco importa se ad armare l’assassino sia stata la vittima. Qualcuno doveva impedire che ciò accadesse e non è intervenuto. In primis i produttori Carlo degli Esposti e Nora Barbieri (peraltro ottimi produttori, posso testimoniare). Loro potevano fare qualcosa. Vigilare meglio sullo script di Bruni, De Mola e Marini, magari. Spendere un po’ di più sulle scene, anche. Mettere un pizzico di vita tra le strade di una Vigata che sembra a lutto. Come se il budget della produzione Rai di maggior successo in Italia e nel mondo non consentisse uno sforzo maggiore sul versante del puro spettacolo.
In secundis il regista Sironi. Lui ha in mano il progetto dall’inizio e sa bene cosa sia il mondo di Camilleri e quale portata abbia per il successo di Montalbano! Non si tratta di cartoline e panorami. Non la catturi quell’aria magica e speciale con i campi e controcampi sui dialoghi. Non basta mettere in scena il copione.
Non è sufficiente neanche scritturare un ottimo Bentivoglio accanto ai soliti Bocci, Mazzotta e Russo. Bisogna trovare le immagini giuste per tradurre il personalissimo linguaggio dell’autore.
Cosa che nella “Giostra”, non s’è vista. Un crimine.
Camilleri è lì, steso a terra, pugnalato alle spalle. Ma sarà comunque un successo. E il rumore fragoroso del trionfo coprirà i sospiri di chi lo ama.Sergio Gamberale
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