LO STRIPTEASE PSICOLOGICO DI “BIG LITTLE LIES”

Che la storia finisca nel sangue lo veniamo a sapere fin dai primi fotogrammi. Lampeggianti, poliziotti, nastri con la scritta “crime scene”. Ma chi ha ucciso chi, in questo scorcio solare di America chiamato Monterey, California? E soprattutto perché? Interrogativi destinati ad accompagnarci fino alla fine. Perché durante la visione di “Big Little Lies”, lungo le sette puntate di un’ora della serie, di ipotesi saremo portati a farne tante. Tutte plausibili. Tutte controverse.

Qui, ogni possibile vittima è anche un potenziale carnefice. Dunque, ogni finale è credibile. Un intrigante meccanismo da giallo incastonato in una trama psicologica. Declinata al femminile. Per una palpitante, crudele, tenera intrusione nei segreti più intimi delle protagoniste. Che si disvelano progressivamente ai nostri occhi, facendosi largo tra le piccole e grandi bugie del titolo, in una specie di avvincente striptease psicologico dal finale tutt’altro che scontato.

Shailene Woodley, Reese Witherspoon e Nicole Kidman

Le big little lies sono lì, tra i sorrisi affettati e il perbenismo che nascondono odi e rancori pronti a esplodere per i motivi più futili. Una bega tra bambini in una scuola materna. Una polemica sulla liceità di uno spettacolo nel teatro cittadino. Una separazione. Non proprio materiale tale da suscitare grande interesse, di per sé. Eppure sei lì a seguire ogni minimo sviluppo di questo o quel conflitto. Miracolosamente incollato allo schermo in attesa che tutto si risolva.

Nicole Kidman, Shailene Woodley e Reese Witherspoon

Il giochino non sarebbe così coinvolgente se David E. Kelley, l’autore, non avesse messo al centro dell’intrigo un gruppo di caratteri complessi e di spessore. E se le attrici protagoniste, Reese Witherspoon, Nicole Kidman e Shailene Woodley, non avessero offerto ogni grammo della loro sensibilità ai propri personaggi.

Reese Witherspoon

Prendi Madeline, per esempio. È vitale, accogliente, pragmatica. Ma è anche frustrata, polemica, indecisa. E la Witherspoon la fa vivere di slanci battaglieri e sguardi malinconici.

Shailene Woodley

O la misteriosa e umile Jane, appena arrivata e subito nell’angolo, con il suo passato traumatico, in bilico fra tentazioni di vendetta e disperata voglia di normalità. Shailene Woodley le dà gagliardamente rabbia e speranza, sudore e dolcezza.

Nicole Kidman

E ancora la sofisticata e tormentata Celeste, segretamente prigioniera di una realtà perversa e pericolosa. Nel corpo e nel volto di Nicole Kidman, vibra di angosciata passione e soffre di silenzi e negazioni.

Laura Dern

Questo per rimanere alle figure principali, quelle attorno a cui ruota la vicenda. Ma anche i personaggi secondari hanno il loro peso. E i loro interpreti generosi e credibili. I bambini, innanzitutto. Gli uomini, sia pur in secondo piano. Le altre donne. Come la velenosa e autoritaria Renata, che Laura Dern ci racconta disperatamente impaurita e fragile.

Zoë Kravitz

Senza dimenticare Zoë Kravitz nei panni di Bonnie, “l’altra” saggia e misurata, eppure risoluta e decisiva. Al di là dei fatti narrati, è ciò che accade “a”, “in” e “tra” queste donne, il cuore di “Big Little Lies”. Qualcosa che ha il calore della scoperta e il sapore del riscatto. Qualcosa che possiamo chiamare crescita, maturazione, empatia. E che dà un nuovo e più profondo significato alla parola “complicità”.

Sergio Gamberale

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