“BROADCHURCH”, UN INCUBO NEL GIALLO

Una cittadina inglese. Una scogliera a picco sul mare. Un porto. Gente tranquilla. Si conoscono un po’ tutti. Sguardi cordiali. Normalità al limite della noia. Ma ecco il fatto che sconvolge la vita di questa serena comunità: il corpo di Danny, un bambino di undici anni, viene ritrovato senza vita sulla spiaggia. Non è caduto dalla scogliera. Qualcuno lo ha strangolato e l’ha lasciato lì. Chi è stato? Perché? Cosa si nasconde dietro questo delitto orrendo? È un mistero.

Il classicissimo giallo raccontato nella prima stagione di “Broadchurch” parte da qui. L’intreccio creato da Chris Chibnal segue i canoni del genere: un detective appena giunto in città e con uno scheletro nell’armadio, il sofferente e tormentato ispettore Alec Hardy (David Tennant), cerca di dipanare la matassa di indizi contraddittori, sospetti senza prove, personaggi e circostanze controverse. In un clima di tensione crescente. Con la dubbiosa collaborazione della sergente Ellie Miller (Olivia Colman) che avrebbe voluto il suo posto.

David Tennant e Olivia Colman

Nel corso delle otto puntate, prima di giungere all’imprevedibile soluzione del caso, parecchi altarini nascosti verranno fuori. Gettando nuove, sinistre ombre su questo o quel personaggio di volta in volta al centro dei sospetti. Sembra infatti che a Broadchurch, insieme a quel bambino, sia morta l’idea che gli abitanti avevano di loro stessi. Un’idea di innocenza. E che in molti, sotto questa nuova luce sinistra, si sentano strozzati come il povero, piccolo Danny. Il tutto sotto gli occhi maliziosi della stampa, che amplificherà le reazioni dei concittadini di fronte ai dubbi su un vicino o un amico. Gli sguardi reciproci, un tempo benevoli, si riempiono così di sospetto, rabbia, rancore.
Il racconto di questo cambiamento negli occhi degli uni sugli altri è la parte più forte e riuscita di “Broadchurch”.

La ricerca della verità sull’uccisione del bimbo porta infatti a repentini e radicali cambi di valutazione morale sugli altri. Chi osserva, mette per la prima volta in dubbio l’integrità del sospettato di turno. Vuole la verità, vuole il colpevole, certo. Ma soprattutto vuole disperatamente uscire dall’incertezza. Tornare alla tranquillità di un tempo. Chi è indagato, cerca di nascondere o giustificare le sue parti oscure e si difende. La cosa riguarda tutti. Anche il padre del piccolo Danny, Mark Latimer (Andrew Buchan). Ma c’è di più. C’è anche chi lo sguardo degli altri vuole attirarlo. C’è chi approfitta dell’attenzione generale per mettersi in mostra o speculare.

Andrew Buchan

Tutto questo, in “Broadchurch” è raccontato con eleganza e stile, attraverso gli sguardi. Ed è molto avvincente. Tanto che il nostro stesso sguardo sugli eventi e i personaggi ne è coinvolto. Siamo lì, in prima persona. Come se i fatti narrati avessero ucciso anche la nostra innocenza. Come se ci trovassimo sul bordo di quella scogliera inglese a buttare giù ora questo, ora quello. Carichi di moralismo, ebbri di rabbia, vogliosi di uscire dall’incubo dell’incertezza. Per scacciare via l’inquietante pensiero di avere il male, ben mimetizzato, a due passi da noi.

Sergio Gamberale

Vai alla barra degli strumenti