ECCO PERCHÉ HANK SE LE FA TUTTE

Chiaro che Hank Moody se lo vogliano fare in tante. Lo sguardo magnetico e il fisico asciutto di David Duchovny, l’interprete, possono da soli far cadere un bel po’ di slip. E il fatto che Tom Kapinos, creatore di “Californication” (sette stagioni uscite tra il 2007 e il 2014 ma disponibili su Netflix e in onda anche in chiaro su Sky) abbia dato a Hank i tratti di un pulcinotto bagnato e sperduto, rende il suo ben chiacchierato membro appetibile tanto alle aspiranti chiocce quanto alle avventuriere dall’animo rapace.
Ma lui invece? Cosa lo porta a percorrere ripetitivamente lo stesso sentiero lastricato di fica? Solo la circostanza che quelle che gli capitano a tiro sono tutte strafighe? Lettura superficiale. 

David Duchovny as Hank in Californication (Season 4, Episode 1) – Photo: Jordin Althaus/Showtime – Photo ID: californication_401_0843

Ex scrittore di successo annegato nella pagina bianca, newyorkese fuor d’acqua a Los Angeles, se ne va a zonzo ubriaco e rissoso a bordo della sua Porche sgarrupata mandando a farsi fottere chiunque cerchi di trasformarlo in chi non è. La meta stringi stringi è sempre la stessa: il nido perduto. Ma la strada è sbarrata: Karen (Natascha McElhone) l’ex compagna, vittima stanca dei suoi eccessi e Rebecca (Madeleine Martin) la figlia adolescente tradita e contestatrice, finiscono inevitabilmente per sbattergli la porta in faccia. Il veleno che spruzza caustico in ogni battuta, è il sintomo evidente del suo male di vivere.

Natascha McElhone e David Duchovny

Eccoci al punto. Hank è un macho nudo, solo e squattrinato. Niente più arte, né parte. Della virilità, intesa come ruolo sociale, non gli rimane che la quintessenza, tre palmi sotto al mento. Tirarlo fuori e farsi felice è l’unico modo rimastogli per schizzare vitalità in faccia a un destino sfigato. E la soddisfazione che sa offrire è l’ultimo specchio in cui contemplarsi da vincente. Orgasmi esistenziali. Quello di Hank è un progetto minimo e obbligato, senza alcuna possibile sublimazione. Niente approcci indiretti. Si cerca la propria identità nel mezzo di due belle cosce. Si scopa per sopravvivere rimanendo se stessi. Si vive per scopare il più possibile. E si vive alla grande, nonostante tutto.

Sergio Gamberale

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