La vita di Walter White (Bryan Cranston) è un composto chimico complesso e delicato.
50 anni suonati, frustrazioni professionali, preoccupazioni economiche, un figlio disabile, un altro in arrivo per sbaglio, un tumore maligno ai polmoni. Elementi potenzialmente esplosivi. Da maneggiare con cura.
Come evitare la deflagrazione di un’esistenza alla mercé di tali veleni? È questo il tema dell’avventura umana che segna la trama principale di “Breaking Bad”.
Fortuna che lui, Walt, chimico lo è sul serio. Dunque sa bene che in provetta l’equilibrio di una formula, il fattore che determina se alla fine, mescolando gli elementi, dall’ampolla uscirà un detersivo o una bomba, è questione di minimi dettagli. Allenato com’è a questo gioco sottile e perverso, ha imparato presto che anche nella vita, la differenza tra un successo e un fallimento, una gioia e un dolore, risiede negli impalpabili particolari che si combinano attimo per attimo, giorno per giorno. Una molecola sbagliata in una provetta, un referto negativo di una Tac e… boom!
Così, quando circostanze ineluttabili lo mettono alle strette, l’operazione che affronta è chimica: cucinare metanfetamina, certo. Ma soprattutto rimescolare gli elementi della sua personalità, tentando di trovare la formula che lo rimetta in equilibrio con il mondo. Operazione estrema e disperata, come cercare di volgere il male in bene e viceversa. Si tratta di dosare coraggio e cautela, rispettare modi e tempi, accettare il fallimento e riprovare.
Ma c’è un ma, su cui poggia tutto il destino di Walt e lo sviluppo drammaturgico di “Breaking Bad”: gli intrecci umani sono fatti di sostanze assai più incomprensibili degli atomi e degli ioni. E, al contrario delle miscele chimiche, le combinazioni e i legami della vita danno spesso risultati neutri, grigi, buoni e cattivi allo stesso tempo. Perché azioni, pulsioni e sentimenti, mescolati nell’alambicco dei rapporti umani, danno spesso luogo a reazioni imprevedibili e travolgenti, mai stabili. Chimica disorganica. Le particelle vagano, si incontrano e si scontrano. Reagiscono tra di loro, contaminandosi, in un caos di infinite casualità. Tutto cambia intorno e dentro di sé. E misteriosa rimane, in ultima analisi, l’esatta composizione chimica dell’essere umano. Puoi avere il sorriso dello sconfitto e i modi dimessi del Prof. White e all’improvviso scattare come una tigre affamata che spezza le catene. Puoi trasformarti in un killer, produrre e vendere morte in cristalli purissimi da fumare, e conservare il candore di un bambino alla ricerca di un abbraccio materno. Questione di circostanze. Chimica dell’ineffabile fato. Formula di “Breaking Bad”.
Sergio Gamberale
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